11 maggio 2021 / News

Bisogna promuovere attivamente il coraggio civile

A sei anni e mezzo di distanza, la giustizia militare ha emesso la propria sentenza contro le tre guardie di confine coinvolte nell’aborto spontaneo di una giovane siriana durante le operazioni di rinvio. L’azione legale era stata promossa dall’avvocata della famiglia secondo cui, oltre al capointervento, bisognava chiamare a rispondere anche coloro che avevano assistito ai fatti senza intervenire.


Visto che la sentenza non è pubblica, riprendiamo uno stralcio dell’articolo pubblicato dal Tagesanzeiger. «In questa situazione le guardie di confine avrebbero dovuto dar prova di coraggio civile. Non avrebbero dovuto appoggiarsi all’organizzazione gerarchica ma sarebbe stato loro dovere, anche contro la volontà del superiore, chiamare un medico. La giustizia militare li ha condannati a una pena pecuniaria (…) in febbraio e in marzo perché non l’hanno fatto». (trad.)


Modifica delle prescrizioni di servizio

Garanto prende atto della sentenza ma si chiede quali conclusioni ne trarrà la direzione dell’AFD. Per il sindacato, la sentenza merita particolare considerazione. Chiede quindi di modificare immediatamente le prescrizioni di servizio in modo tale che il coraggio civile non venga più equiparato a un atto di insubordinazione e punito.


Promuovere il coraggio civile

Il coraggio di difendere anche in servizio i valori umani e democratici come la dignità e la giustizia deve essere incentivato attivamente. Il coraggio civile va tematizzato durante la formazione dei nuovi aspiranti che inizierà dopo le vacanze estive. Garanto chiede di inserire il tema del coraggio civile nel curricolo attuale.

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