01 giugno 2018 / Comunicati stampa

La parità salariale alla Confederazione va migliorata

L’Amministrazione federale dovrebbe fungere da esempio anche per quanto riguarda la parità salariale tra uomini e donne ma così non è. I risultati della verifica salariale pubblicati oggi evidenziano un’inspiegabile differenza media del 3,3%. Sebbene sia ammesso uno scarto fino al 5%, questo dato è indicatore di una discriminazione.

La Comunità di negoziazione del personale della Confederazione (CNPC), composta dalle associazioni APC, Garanto, VPOD e personale fedpol, individua una necessità di intervenire. Ci sono uffici federali che presentano uno scarto di poco inferiore al 5% e amministrazioni che nelle loro analisi attuali espongono comparativamente risultati nettamente migliori. Nei Cantoni Giura e Glarona la differenza non giustificata si attesta ad esempio allo 0,5% e all’1,3%, nelle Città di Berna e Zurigo all’1,8% e allo 0,6%. La CNPC trova una possibile spiegazione nell’applicazione eterogenea del sistema salariale che permette ai dipartimenti e agli uffici federali di classificare i nuovi collaboratori a piacimento. Del resto non esiste un controllo centrale. È risaputo che gli uomini sanno vendersi meglio delle donne e che il loro potenziale professionale gode di maggior stima. Ciò permette loro anche di guadagnare un salario iniziale migliore e in questo senso il sistema offre uno spazio di manovra molto ampio. Troppo ampio, ritiene la CNPC. Un esempio: per i collaboratori scientifici, una funzione per la quale negli ultimi anni sono state assunte moltissime persone, sono previste 5 classi. In pratica ciò significa una differenza che può arrivare a 2000 franchi mensili (!) tra collaboratori con gli stessi compiti e le stesse responsabilità.

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